Il prosieguo del racconto della Famiglia Beneventani continua, tutt’altro che banale e ricco sempre di sorprendenti personaggi.
La generazione che scavalla l’Ottocento per entrare, da protagonista, nel nuovo secolo, intercetta sostanzialmente i nipoti di Emilio Beneventani (non avendo noi notizia alcuna, come detto precedentemente, di eventuali discendenti dell’Onorevole Commendator Valerio).
Con enorme difficoltà e grande rischio di perdersi in mille rivoli, che poco aggiungerebbero alla saga di questa straordinaria famiglia, abbiamo provato (e poi rinunciato) a seguire il filone degli Albanese, dei Vestini, degli Avati e dei Rispoli, che abbiamo visto intercettare con legami matrimoniali (e discendenze) più generazioni della famiglia Beneventani.
E qui perdiamo anche il filo di un’eventuale discendenza del Commendator Benvenuto, ultimo figlio di Emilio (e Console di Persia a Napoli): probabilmente dal matrimonio con Anna non nascono figli.
Di sicuro Sofia (maritata o no) non ebbe figli.
E tuttavia la saga continua, con altrettanto prestigio che nelle generazioni precedenti, con i figli di Rocco e con i figli di Valerio
Una particolarità di questa generazione diventa quella della delocalizzazione, come vedremo, delle loro attività in tutta Italia.
Diventa anche la generazione, però, che paga un forte tributo, in termini di perdite di intelligenze e professionalità, oltre che di vite umane, alla Grande Guerra.
Cominciamo con i figli dell’Ingegnere Rocco Beneventani.
Beneventani Emilio
Il primo figlio si chiama Emilio, come l’illustre nonno: continua la tradizione di intitolare il primo nascituro al nonno paterno.
Nasce a Napoli il 23/01/1894 e sicuramente vi risiede fino al conseguimento della laurea in ingegneria, sulle orme dell’attività paterna.
Probabilmente è colto proprio negli studi universitari dal sopraggiungere della chiamata alle armi per la Prima Guerra Mondiale. Ed allora decide di iscriversi all’accademia militare per diventare ufficiale nel corpo di Fanteria; così come, del resto, aveva fatto il padre Rocco, seppur in tempo di pace.
Siamo in piena guerra (11 maggio 1916), quando Beneventani Emilio è promosso, da sottotenente, al grado di tenente ed è assegnato al Distretto di Napoli. (1)
Ed è ancora inquadrato come tale nel 1926: è ribadita l’anzianità (11 maggio 1916) e l’appartenenza al Distretto di Napoli. (2)
Proprio nel 1926 viene promosso a Capitano di fanteria (con anzianità di grado dal 31/12/1925), assegnato al Distretto di Napoli. (3)
Sempre nel Registro dei Ruoli d’anzianità degli ufficiali in congedo, ma del 1930, risulta ancora Capitano di fanteria di complemento (con anzianità di grado dal 31/12/1925); ma questa volta è assegnato al distretto di Milano. (4)
E tuttavia la vita militare per Emilio è sempre più lontana, sia dai pensieri che dall’attività professionale.
È un ingegnere stimato ed affermato (tra i maggiori esperti dell’epoca di ingegneria idraulica ed ingegneria elettrica), per cui dedica gran parte delle sue energie all’insegnamento ed alla ricerca.
È del 1929 la sua prima pubblicazione su un tema molto attuale in quel contesto ed anche molto caro al regime: le bonifiche dei territori paludosi.

Riscuote un tale successo (sia fra gli addetti ai lavori che fra gli studenti) che lo stesso Editore Hoepli penserà, tre anni dopo, nel 1932, di pubblicarne una seconda edizione, debitamente riveduta, corretta ed aggiornata. Si tratta di un “Manuale sintetico pienamente svolto ed illustrato ad uso degli ingegneri, tecnici e periti agrari, studenti, podestà, segretarii dei consorzii di bonifica, segretarii dei consorzii di irrigazione, proprietarii e conduttori agricoli, industriali, ecc.”, come lo stesso editore ci tiene a precisare addirittura in copertina.

Ma la sua versatilità, il suo ingegno, il suo impegno instancabile nella ricerca, lo porta ben presto a dedicarsi interamente e proficuamente ad un’altra tematica che comincia a diventare importante in quegli anni: la refrigerazione.
È un elemento fondamentale per la conservazione ed il trasporto dei cibi.
La ricerca (e l’applicazione pratica) ha un tale sviluppo e suscita un tale interesse, tanto nella comunità scientifica, quanto nel mondo imprenditoriale e commerciale, che lo stesso Ingegnere Emilio Beneventani arriva alla pubblicazione di numerosi volumi sull’argomento e a diverse riedizioni degli stessi.

Le pubblicazioni consistono fondamentalmente in “guide pratiche ed applicate ad uso degli agricoltori, tecnici agricoli e frigoristi, commercianti, esportatori, ecc.”, come riportavano orgogliosamente le stesse intestazioni dei volumi.

E questo intenso e proficuo lavoro gli vale anche un prestigioso incarico presso la Direzione del Porto di Genova che lo fa trasferire temporaneamente in questa città. (5)
Dalla Gazzetta Ufficiale del regno d’Italia del 1933 abbiamo notizia che l’Ingegnere Emilio Beneventani (fu Rocco) è stato nominato Direttore Tecnico dei frigoriferi portuali di Genova. (6)
Dopo un primo lavoro intitolato “La pratica delle macchine frigorifere moderne. Impianti frigoriferi nelle colonie”, edito con la Lattes di Torino, che uscì già nel 1929, seguì un altro, sempre con la Lattes, del 1933, di oltre 200 pagine, su la “Guida pratica della conservazione dei prodotti agricoli ed alimentari mediante il freddo artificiale ad uso degli agricoltori, tecnici agricoli e frigoristi, commercianti, esportatori, ecc.”; fino a “Le Macchine Frigorifere Moderne e loro applicazioni nell’industria e nell’economia domestica”, pubblicato a Torino nel 1942, a cura dell’ Editrice Libraria Italiana: un volume arricchito (come recita la stessa intestazione in copertina) da 89 incisioni, 16 tabelle dimostrative e numerosi esempi esplicativi.

Il coltivatore e giornale vinicolo italiano annotava, nella sua edizione del 1934 (pag. 467): “L’Ing. Beneventani, valente tecnico in materia, ha pubblicato or sono pochi anni, presso lo stesso Editore, un chiaro manuale riguardante le macchine frigorifere. Questo volumetto, che si occupa di parte così importante della Collana Manuali Hoepli”. Nel frattempo non tralascia il suo impegno primario, che è l’insegnamento. Dall’Annuario del Ministero dell’Educazione nazionale dell’anno 1939 risulta che Beneventani Emilio è Insegnante di Disegno professionale e scienze applicate presso la Regia Scuola di Avviamento Professionale a tipo Industriale “Giuseppe Parisi” di Torino, (Corso Firenze 1/bis) ed è anche Insegnante di Tecnologia, Scienze applicate e Disegno professionale presso la Regia Scuola di Avviamento Professionale a tipo Industriale “A. L. Muratori” di Torino (Corso Tortona 21)
Mantiene evidentemente anche l’iscrizione all’Albo degli Ingegneri e lo studio professionale. Nell’Annuario Generale d’Italia e dell’Impero Italiano del 1939 fra gli Ingegneri di Torino risulta censito Beneventani Emilio, in Corso Re Umberto 47. (7)
È tornato dunque in pianta stabile a Torino, dopo l’esperienza a Genova.
Ma non interrompe la ricerca, neanche negli anni di guerra; anzi, rilancia in un altro settore, completamente nuovo ed anche questa volta attualissimo: l’elettricità, l’elettrotecnica applicata e la radiotecnica applicata.
Una prima pubblicazione sua sull’argomento è del 1944, dunque in piena guerra: è un “Manuale di Elettrotecnica industriale ed applicata”, per la Casa Editrice “La Prora” di Milano; contiene, come recita l’intestazione, 200 applicazioni pratiche ed esempi, 615 incisioni, XXX tabelle, oltre alle Norme dell’Associazione Elettrotecnica Italiana.

Segue, subito dopo la guerra, un’altra pubblicazione, dal titolo “Elementi pratici di Radiotecnica”, edito a Torino per la Casa Editrice Paravia, agli inizi del 1947, in una collana di divulgazione tecnica e scientifica: è un volume di 159 pagine, arricchito di 129 figure.

Ed infine, per la Casa Editrice di Andrea Viglongo, esce a Torino, nel 1950, “Il Disegno dell’Elettricista”. Come sottotitolo porta la dizione di: “Nozioni generali del disegno tecnico, segni grafici, disegno di schemi elettrici, disegno di apparecchiature elettriche, dati e tabelle originali”, che la dice tutta sull’elaborato contenuto di un volume di 200 pagine, 124 tavole, 12 figure e 6 tabelle

Un ricercatore molto eclettico, dunque, con interessi vari, in campi diversi (a volte anche molto lontani fra di loro), ma con risultati sempre brillanti ed apprezzati, tanto dal mondo scientifico quanto dal mondo produttivo (dagli stakeholders, diremmo oggi).
Uno scienziato a tutto tondo, che non fa ricerca pura, ma che riesce a mantenere ben saldi i piedi per terra, facendo ricerca applicata.
Non abbiamo altre notizie posteriori alla sua ultima pubblicazione del 1950. E non sappiamo se è coinvolto nel mondo accademico del Politecnico di Torino. (8)
E non abbiamo molte notizie sulla sua vita privata e familiare (e sulla data ed il luogo della sua morte). Sappiamo solo che si unì in matrimonio (verosimilmente in quel di Torino) con Sandra Du Montel, da cui nacquero Paola, Anna (Nina) e Marco. (9)
Diego Beneventani
L’altro figlio dell’Ingegner Rocco Beneventani, di cui abbiamo notizia, è l’Avvocato Diego Beneventani. Si ritorna dunque alla professione principe di questa famiglia: quella forense.
Nasce a Napoli l’08 /01/1897. Prima di incamminarsi sui sentieri della vita a lui destinati, sistema i conti con lo Stato e la vita militare (come ha fatto il padre, il fratello ed i cugini, come vedremo) iscrivendosi all’Accademia degli Allievi Ufficiali. Sottotenente di Fanteria con anzianità di grado dal 15/12/1918, assegnato al distretto di Lecco in una prima fase, (10) è, poco dopo, Tenente di Fanteria di complemento con anzianità di grado dal 15/12/1918, assegnato al distretto di Milano, (11) (con decorrenza assegni 01/01/1919); e lo è ancora nel 1930. (12) Dal 10 maggio 1932 è iscritto nella riserva per inidoneità. (13)
Diego Beneventani si laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna, il 10/05/1920, con una Tesi orale dal titolo: “Ammissibilità di domande nuove in appello”. (14)
La professione, però, la svolge a Milano, dove risulta censito, già nel 1927, fra gli avvocati e procuratori presso la Corte di Appello ed il Tribunale di Milano, con studio in Via S. Nicolao, n° 5. (15) Nel 1929 lo studio è ubicato nella centralissima Via Montenapoleone, al n° 16. (16) Negli anni 1933, 1935 e 1936 risulta avere lo studio di avvocato ancora in Via Montenapoleone, ma al n° 38. (17) Invece nel 1939 è ubicato in Via Cardinal Federico n° 3. (18)
Il 26 ottobre del 1933 Beneventani Diego, fu Rocco, Avvocato a Milano, viene insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. (19)
Nello stesso periodo risulta coinvolto in un atto di donazione da parte della Società anonima Dalmine di un’antenna in ferro portabandiera. (20)
Risulta ancora in vita nel 1964, quando partecipa ad un convegno a Milano. (21)
I figli di Valerio Beneventani (junior) e Maria Clotilde Iezzi (22) sono 6: cinque maschi (Wladimiro, Carlo, Benedetto, Mario e Massimo) e una femmina (Emilia); tutti per lo più impegnati professionalmente a Napoli ed in Campania.
Vladimiro e Carlo, i due fratelli caduti al fronte, più di tutti rappresentano l’emblema del rigore etico e della grandezza di questa famiglia.
Proviamo a tratteggiare (con tutta la delicatezza e la riservatezza che si deve in questi casi) il ritratto di due belle figure di questa famiglia, rese ancor più straordinarie dalla tragicità della morte prematura in guerra.