Populus Petre Que Cognominatur De Augustaldo…

Il popolo di Petra de Augustaldo offre al vescovo di Marsico, Giovanni III, monaco di Cava, la chiesa riedificata di S. Marco, per i monaci cavensi. Aprile 1163.

In nomine sancte ac individue Trinitatis. Anno incarnationis salvatori nostri Iesu Christi millesimo centesimo sexagesimo tertio, indictione undecima, mense aprili, regni vero domini nostri excellentissimi regis Gulielmi anno duodecimo. Quoniam in constructione et rehedificatione ecclesiarum Dei a christiano populo ab ipso maxima retributio exspectatur, idcirco populus Petre, que cognominatur, de Augustaldo, communi voto ac volumptate, suggerente ei gratia Spiritus sancti, quandam ecclesiam in predicte ville territorio, titulo sancti Marci evangeliste, antiquitus constructam, nullo ibi tamen manente custode murorum, etiam hedificiis cadentibus, restaurare conatus est. In quo opere, auctore Domino, domnus Petrus archipresbiter et prepositus ecclesie sancti Damiani, una cum Mainardo sotio suo, et in rehedificandis muris destructe ecclesie et in domibus iuxta eandem ecclesiam construendis pio et sollicito studio totam suam intentionem dederunt. Populus vero, cuius desiderio hoc inchoatum est, talia videndo, de terris et ceteris possesionibus suis aliqui eorum offerre eidem ecclesie inchoarunt, quatinus in ea et agricultura et congregatio hominum haberetur. De quibus oblationibus unusquisque, prout debuit de sua oblatione iuste etrationabiliter eidem ecclesie privilegium fecit. Quo peracto, et adiutorio Dei, qui dat incrementa virtutibus teneri statu eiusdem ecclesie aliquatenus confortato, ut hec ad meliora populum provocarent, in predicta villa Petre domnum Iohannem venerabilem Marsicanum episcopum et religiosum Cavensem monachum, precibus et voto accersiri eiusdem populus fecit, quoniam de sua parochia est. Qui letus pro voto, festinus pre gaudio, advenit, continuo. In cuius manibus communi volumptate ecclesiam predictam, cum omnibus, que ibi obtulerant et oblaturi sunt omni venturo tempore, et cum omnibus que ibi sunt acquirenda, volumptarie obtulerunt. Qui baculo ab omni populo investitus, predictam ecclesiam in suis manibus cum omni possesione sua, qualiter superius dictum est, accepit. Universus vero populus, ut firma et inviolabilis fuisset oblatio, et unusquisque eorum, qui per se de substantia sue possesionis obtulerat, guadiam eidem domno dederunt episcopo, ut iam nec ipsi nec heredes et successores eorum aliquando hanc oblationem disrumpere temptent : quod si vel unus, velomnes hanc oblationem legaliter factam violare temptaverint, componat unusquisque regales viginti, medietatem Curie et medietatem ipsi venerabili loco, oblatio tamen inviolabilis perseverans : de qua etiam pena superius scripta, et de oblatione perseveranda incolumi, hos subscriptos fideiussores dederunt, Laurentium videlicet iudicem, Jordanumque Ecatepanem filium Roberti Canusie, et Jordanum Atine, qui licentiam se suosque heredes per omnia pignera parti ecclesie et venerabili episcopo concesserunt, si aliquis eorum de supra scriptis refragare voluerint, vel de sua oblatione guarentiam ab omni homine quis eorum dare voluerint. Hec omnia superius scripta legitime coram subsriptis testibus sunt peracta. Ego autem Salomon prece et volumptate populi Petre Augustaldi et supra scriptorum offerentium de terris et possesionibus suis eidem venerabili loco et in manibus predicti episcopi hoc privilegium scripsi.

+ Signum crucis factum propria manu Alfani iudicis.

+ Signum crucis factum propria manu Laurentii iudicis.

Pergamena XXXI, 23r Abbazia di Cava dei Tirreni
Retro della pergamena
Pergamena XXXI, 23v

Il popolo di Petra de Augustaldo offre al vescovo di Marsico, Giovanni III, monaco
di Cava, la chiesa riedificata di S. Marco, per i monaci cavensi. Aprile 1163.


Nel nome della Santa e indivisa Trinità.
Nell’anno dell’Incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo 1163, undicesima indizione, mese di
aprile, nell’anno dodicesimo del regno del nostro Signore Eccellentissimo Re Guglielmo.
Poiché nella costruzione e riedificazione delle Chiese di Dio, una grandissima ricompensa è
attesa dal popolo cristiano da parte di Dio stesso, per questo motivo il popolo di Pietra, che è
soprannominata de Augustaldo, con comune voto e volontà, suggerendoglielo la grazia dello
Spirito Santo, ha provato a restaurare una chiesa, posta nel territorio del predetto borgo, dal titolo
di San Marco Evangelista, anticamente costruita, ma tuttavia attualmente incustodita e con gli
edifici adiacenti cadenti. In quest’opera, con l’ispirazione di Dio, Don Pietro, arciprete e preposito
della chiesa di San Damiano, insieme al suo collega Mainardo, si applicarono con tutta la loro
intenzione e con un pio e sollecito impegno, tanto nel ricostruire le mura della chiesa distrutta
quanto nel riedificare le case presso la medesima chiesa. Tra la popolazione, per il desiderio della
quale, in verità, si è incominciata quest’opera, alcuni cominciarono ad offrire alla suddetta chiesa
sia terre che altri propri possedimenti, affinché intorno ad essa fiorisse l’agricoltura e la comunità
degli uomini. Ciascuno, riguardo a queste offerte, com’era dovere, fece della sua offerta un
privilegio, secondo diritto e raziocinio, alla stessa chiesa. Fatto ciò, e con l’aiuto di Dio, che dà
incremento alle virtù, e stabilizzato, per quanto possibile, l’incerto stato della medesima chiesa,
affinché ciò spingesse il popolo a cose più importanti, la comunità della stessa (parrocchia), con
preghiere e voti fece addivenire nel predetto borgo di Pietra il venerabile Don Giovanni, vescovo di
Marsico e religioso monaco cavense, poiché fa parte della sua diocesi. Costui, lieto per il
desiderio, si affrettò per la gioia e giunse immediatamente. Nelle sue mani, con comune volontà, la
predetta chiesa, con tutte le cose che lì erano state offerte, e che saranno offerte in tutto il tempo
avvenire, insieme con tutte le cose che lì saranno da acquisirsi, volontariamente offrirono. Egli,
sorreggendo il pastorale (solennemente), accettò da tutto il popolo, nelle sue mani, la predetta
chiesa con ogni suo possesso, così come più sopra è stato detto. L’intero popolo, in verità, affinché
ferma e inviolabile fosse la donazione, diede garanzia allo stesso signor vescovo affinché nessuno
di coloro che avevano offerto qualcosa dei loro averi, né essi stessi, né i loro eredi ed eventuali
successori, tentassero in seguito di infrangere questa donazione. Cosicché se uno solo o tutti
tentassero di violare questa offerta fatta legalmente, ognuno raccolga venti reali, per metà da
destinarsi alla curia e per metà a questo venerabile luogo, rimanendo tuttavia inviolabile l’offerta;
della suddetta pena e dell’inviolabilità dell’offerta si offrirono come fideiussori i sottoscritti:
Laurenzio in qualità di giudice, Giordano Ecatepano, figlio di Roberto di Canosa, e Giordano di
Atena: costoro concessero, alla chiesa e al venerabile vescovo, garanzia per tutte le cauzioni, per
sé e per i propri eredi, qualora qualcuno dei soprascritti avesse intenzione di opporsi, oppure
qualora, riguardo alla propria offerta, avessero intenzione di dare guarentiam da parte di ognuno.
Tutto ciò che è stato sopra scritto è stato legittimamente illustrato ai sottoscritti testimoni.
Io stesso, Salomone, ho scritto questo privilegio, per preghiera e volontà del popolo di Petra de
Augustaldo e dei soprascritti offerenti di terre e (altri) propri possedimenti, consegnati a questo
venerabile luogo e nelle mani del predetto vescovo.
χ Segno di croce fatto con la propria mano dal giudice Alfano.
χ Segno di croce fatto con la propria mano dal giudice Laurenzio.

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